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IL TEMA

Da sedici anni la S3.Studium convoca ogni estate a Ravello prestigiosi esperti di cultura organizzativa, economica, sociologica, artistica per rinnovare il dibattito sulla creativit?, analizzata da angoli di visuale sempre diversi.
Questa XVI edizione del Seminario d'Estate ? dedicata ad un tema cruciale per il futuro delle organizzazioni e della societ?: siamo proprio sicuri che l'unica via del progresso sia assicurata dall'economia di mercato, dall'utilitarismo, dalla competitivit?, dal consumismo, da tutto ci? che viene comunemente etichettato come "modello americano"?

Il dibattito in corso.
Mentre la totalit? dei paesi industrializzati ormai si ispira a questo modello, che Edward N. Luttwak ha definito "turbocapitalismo", alcuni rispettabili osservatori vi scorgono inconvenienti e pericoli crescenti. Basti citare, per l'Europa, personalit? come Pierre Bourdieu, Anthony Giddens, J?rgen Habermas, Alain Touraine, Immanuel Wallerstein e, per l'America, lo stesso Luttwak, Noam Chomsky, Alfie Kohn, Robert B.Reich, Lester C.Thurow, Gore Vidal. Ma, prima ancora, Tocqueville, Bertrand Russell, gli studiosi della Scuola di Francoforte e tanti altri.
Da una parte si sostiene che la competizione ? inevitabile, ? produttiva, ? motivante, rafforza il carattere, garantisce lo sviluppo economico e la meritocrazia. Dall'altra si ribatte che la competizione conduce allo spreco insensato, al cinismo, all'aumento delle disuguaglianze, allo stress, all'aggressivit? distruttiva.
Paradossalmente, questo dibattito critico ? pi? vivo negli Stati Uniti e in Inghilterra che non altrove. Persino la grande massa ne ? stata investita attraverso film come Pretty Woman, Wall Street, American Beauty, Bread and Roses, Billy Elliot.
La societ?.
Verso la fine degli anni ottanta la caduta del muro di Berlino, segnando il fallimento del comunismo, rafforz? le ragioni del capitalismo e ne spinse i sostenitori ad accelerare le privatizzazioni a scapito del servizio pubblico, la detassazione a scapito del welfare, la globalizzazione a scapito dell'identit?, la concorrenza a scapito della solidariet?.
Negli anni pi? recenti e, da ultimo, con l'avvento della New Economy ? apparso sempre pi? chiaro che il comunismo voleva distribuire la ricchezza ma non sapeva produrla, mentre il capitalismo sa produrre la ricchezza ma non riesce a distribuirla.
Gli effetti squilibrati di questo modello sono sempre pi? evidenti. Basti pensare che, negli ultimi dieci anni, i salari in USA sono aumentati del 27,5%, i profitti sono aumentati del 116%, le retribuzioni degli amministratori delegati sono aumentate del 535%. Intanto la popolazione carceraria ? raddoppiata passando da uno a due milioni (cio? 36 volte pi? che in Italia) e 3.700.000 cittadini sono in attesa di giudizio, per cui il complesso dei soggetti penalmente perseguiti sfiora il 3% dell'intera popolazione americana.
Globale e locale.
Ovunque l'economia sempre pi? globalizzata prevarica la politica e la finanza prevarica l'economia.
Le nazioni diventano troppo piccole per i grandi problemi. Zygmunt Bauman sottolinea che "La vistosa sproporzione tra il crescente potere della finanza globale e la politica ancorata a livello locale non sembra avere il carattere temporaneo [...]. Non si pu? intraprendere localmente nessuna azione senza fare i conti con le pressioni o le resistenze da parte di forze remote che sfuggono al controllo e alle previsioni di chi agisce in loco".
L'ambiente.
Recentemente Tony Blair ha ricordato: "Quando i miei genitori erano bambini la popolazione mondiale non arrivava a tre miliardi di persone. Nell'arco della vita dei miei figli superer? probabilmente i 9 miliardi. Le fotografie dei satelliti mostrano che la percentuale della superficie coperta da neve e ghiaccio ? scesa del 10% rispetto agli anni 60. Questo secolo ha fatto registrare aumenti della temperatura senza precedenti negli ultimi 10.000 anni e si prevede che nel 2100 si registreranno 6 gradi in pi? rispetto al 1990. Non ? finita. Entro il 2025 due terzi della popolazione mondiale potrebbe trovarsi di fronte al problema della siccit?, ma il cambiamento del clima porter? anche precipitazioni e inondazioni sempre pi? estreme e tempeste tropicali sempre pi? gravi. Nel 2080 le foreste tropicali potrebbero sparire da gran parte dell'Africa e del Sud America. Aumenteranno i deserti, si diffonderanno malattie, molte specie animali e vegetali spariranno".
Dall'Atlante della popolazione mondiale sappiamo che negli ultimi quattro secoli si sono estinte 484 specie animali e 654 specie vegetali.
Le istituzioni.
Accanto alle patologie che aumentano, vi sono le fisiologie che comunque mutano. La famiglia, pi? che istituzione stabile, ? diventata un luogo in cui gli individui si trovano uniti dalla tensione transitoria dei sentimenti. Viviamo oltre la tradizione, non pi? formidabile contenitore come in passato, e ci ritroviamo sgomenti e disorientati nella nostra nuova libert?, desiderosi di rafforzare ci? che Giddens chiama "democrazia delle emozioni" per trasferirla al pi? presto dal privato al politico.
I manager.
Secondo un sondaggio, pubblicato recentemente dalla rivista Business Week, "le imprese hanno conquistato un potere eccessivo e condizionano la vita del manager". Il 66% dei manager intervistati dalla rivista ? convinto che per le grandi aziende "aumentare i profitti ? pi? importante che sviluppare prodotti sicuri per i consumatori". In Italia il Giornale della banca e della finanza assicura che il 73% dei manager bancari vive in condizione di stress. All'altro capo dell'oceano, la rivista Voc? riferisce che il 77 % dei manager brasiliani ? super affaticato sotto la pressione dei risultati e della competitivit?.
Anche negli Stati Uniti, cio? nel paradiso del liberismo, dove lo spirito imprenditoriale e le regole del mercato hanno favorito dieci anni di crescita-record, si va diffondendo uno spirito anti-business. A livello individuale aumenta l'insoddisfazione, la sensazione che la vita sia altrove, che si stia sbagliando tutto. Per Business Week una parte della spiegazione sta nello stesso boom: "Ora che i bisogni degli americani sono ampiamente soddisfatti, essi possono rivolgere la loro attenzione alla qualit? della vita". Ma la qualit? della vita, come appare sempre pi? chiaro, non dipende solo dall'economia: occorrono molta saggezza e molta cultura personale, un rapporto equilibrato tra i soggetti, una solidale collaborazione tra le parti.
La terza via
Questo ci ritroviamo, come societ? e come individui, dopo un secolo di confronto estremo tra il modello sovietico, ormai remoto, e il "modello americano" tanto pi? baldanzoso quanto pi? contraddittorio.
La ricerca di una terza via, di un nuovo modello, ritorna insistentemente, come esigenza e come proposta, nella dottrina religiosa di Giovanni Paolo II e nella dottrina laica che Anthony Giddens teorizza e Tony Blair divulga, mentre ? del tutto assente nella cultura manageriale, che sembrano ritenere scontata e insostituibile l'eccellenza dell'economia di mercato, del paradigma liberista, dell'utilitarismo spinto all'estremo.

E' appunto su tale posizione dogmatica che il XVI Seminario d'Estate intende riflettere con atteggiamento critico, nell'intento di precisare i limiti del "modello americano" e contribuire alla ricerca di un suo superamento.


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